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Imparare a leggere la Musica


IL solfeggio è sempre stato visto come una seccatura, e quindi la domanda “si può imparare a suonare uno strumento musicale senza saper leggere la musica?” Tempestivamente salta fuori ad ogni occasione di discussione.


La risposta a questa domanda è “sì”. Si può suonare uno strumento anche senza saper leggere la musica. Tutti ne siamo una prova: siamo quasi tutti capaci di ripetere, cantando più o meno bene, una melodia che abbiamo ascoltato, anche se non siamo in grado di leggere le note.

Come posso ripetere una melodia cantando posso anche ripeterla suonando, sempre che io sia capace di tirar fuori i suoni giusti dal mio strumento. Un altro esempio possono essere i suonatori popolari, oggi poco diffusi, ma che molte volte avevano capacità musicali pregevoli ed erano del tutto analfabeti della nusica. Potremmo anche pensare ai grandi musicisti blues o jazz, che hanno la musica nella testa, nel cuore e nelle mani, con un livello di consapevolezza che non ha nulla a che fare con la sola capacità di lettura.

Quindi possiamo fare a meno di studiare la teoria e la lettura musicale? Io credo fermamente di no.

Ora ti faccio capire il perché.

La conoscenza della teoria musicale e la capacità di leggere uno spartito sono uno strumento formidabile.

Innanzitutto permettono a chiunque di entrare nel favoloso mondo dei suoni.

Tutti abbiamo imparato a leggere, scrivere, contare e tutte queste attività possono più o meno piacerci. Qualcuno è più bravo, qualcuno meno, ma tutti abbiamo raggiunto una padronanza soddisfacente di queste abilità. La musica, almeno in partenza, non fa alcuna differenza. Sarà in un secondo tempo che scopriremo che una cosa ci riesce meglio di un’altra, che lo strumento che volevamo suonare non è il più adatto a noi, o anche che preferiremmo affrontare un repertorio diverso. Però tutti possiamo provare e imparare qualcosa. E si comincia sempre così.

La conoscenza della teoria e una buona capacità di lettura ci rendono anche autonomi e più rapidi nell’apprendimento di nuovi brani, liberandoci dal bisogno di imitare qualcuno (cosa che sarebbe peraltro abbastanza complessa per alcuni strumenti o per un determinato tipo di repertorio: io non so se saprei imparare per imitazione una fuga a quattro voci di Bach) e ci permettono di parlare un linguaggio condiviso dagli altri musicisti, cosa estremamente importante soprattutto quando si suona in un gruppo.

Non credo che si possa stabilire una gerarchia tra le varie abilità richieste ad un musicista: conoscenza teorica, capacità di lettura, padronanza tecnica dello strumento, capacità di ascolto e di imitazione, capacità di improvvisare, conoscenza del proprio genere musicale, della letteratura del proprio strumento. Sono tutte abilità che concorrono a formare il musicista e, molto spesso, esse assumono maggiore o minore importanza a seconda della strada che il musicista sceglie di percorrere.

Penso ad esempio che un pianista classico avverta maggiormente la necessità di una tecnica solida e raffinata e debba essere molto preparato dal punto di vista storico per poter eseguire il proprio repertorio, mentre potrebbe giudicare trascurabile la pratica dell’improvvisazione.

Completamente diverse sono le esigenze di un pianista jazz, che a fronte di una tecnica magari meno “accademica”, è di fatto un compositore estemporaneo e deve quindi disporre, oltre che di ottime doti di ascolto, della capacità di maneggiare molto velocemente e in modo sempre creativo il materiale musicale a sua disposizione.

Quale che sia la strada che ciascuno desidera percorrere una buona conoscenza della teoria e una buona capacità di lettura vi ripagheranno continuamente dell’impegno iniziale. E allora perché non cominciare subito?

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